Remo Rachini
a cura di Valerio Terraroli
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15 | 29 Settembre 2020
Basilica di San Celso, Milano
Realizzata con il contributo di accapierre
Progetto allestimento: Rosy Toma
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L’eco delle “morte stagioni”, delle vite trascorse, il senso del tempo e della rigenerazione perpetua della Natura si riconoscono nelle opere che Remo Rachini ha creato sul tema degli alberi dal 2015. Tronchi di alberi abbattuti o morti per senescenza che, imprevedibilmente, rivelano un interno prezioso e complesso costituito da una tessitura di schegge di vetro di bottiglie blu.
Nelle opere Tronco 1 e Tronco 2 l’obiettivo è mantenere intatta la natura organica della pianta, esaltata nel contrasto tra il legno nodoso e il mosaico di schegge di vetro, mentre nelle più recenti Impronte corticali (2019), realizzate partendo da un frottage, la scelta si è fatta più squisitamente concettuale con l’intendimento di catturare e fissare le tracce delle vite, delle storie individuali che con gli alberi hanno interagito o di cui gli alberi sono muti testimoni.
Le Impronte corticali, a chi sa guardarle con curiosità e attenzione, non rivelano soltanto un organigramma geometrico o la condivisione con qualunque essere vivente di strutture regolate da un sistema di equilibri e proporzioni, ma anche i segni di storie e sentimenti umani.
Quello che Rachini ci propone è solo in apparenza un gioco combinatorio, un’abilissima esecuzione, in realtà ogni sua opera è sempre una precisa analisi delle leggi naturali, una rimeditazione sul senso delle cose.
Valerio Terraroli