Mauro Brovelli
a cura di Elisabetta Mero
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29 novembre | 12 dicembre 2019
Basilica di San Celso, Milano
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Prosegue a San Celso il filone espositivo dedicato alle sperimentazioni artistiche che vedono protagonisti giovani artisti della scena milanese.
Dopo la mostra “DERIVA” degli artisti Francesca Mussi e John Mirabel, ora è la volta di MAURO BROVELLI a volersi sfidare con la complessità dell’evocativo spazio della Basilica di San Celso.
SINCRO è un progetto espositivo che, come suggerisce il titolo (ispirato a “Sincronicità” testo pubblicato da Carl Gustav Jung nel 1952), si compone di elementi che non sembrano essere uniti tra loro dal principio di causa effetto con cui siamo soliti leggere la realtà – e le sue forme – ma che risultano legati dalla trama degli accadimenti sincronici.
Il fulcro del percorso espositivo è rappresentatodal video (”ULISSE”, CORTO DIGITALE, 15 min), interpretato da Cheik Hamalla, ex soldato maliano emigrato in Italia.
Il corto nasce dall’intenzione dell’artista di instaurare un rapporto confidenziale tra visioni e prospettive estetiche in un’inedita simbiosi con il protagonista.
Le riprese si sono svolte attraverso intuizioni e avvenimenti assunti come sincronici e che ne hanno determinato l’andamento. Il protagonista è ripreso nella sua ermetica intimità rituale, che esprime la propria concezione di libertà.
Il percorso espositivo si compone inoltre di elementi, ready made, connessi tra loro da un’estetica che, tra il poetico e il paradossale, offrono allo sguardo forme smentite dal materiale da cui sono composte.
Un esempio di questo contrasto è rappresentato da “cakeB”: una realistica torta Saint Honoré, fusa in stagno. Altra tipologia prescelta – in quanto sincronica per eccellenza – è quella dell’objet trouvé: un esempio è “San Carlo”, modello di un piroscafo rinvenuto nelle cantine di un collegio abbandonato. Altri elementi si legano più esplicitamente al video come “l’arca d’oro”, mentre altri risalgono a un periodo successivo, come i tre vetri del ciclo “EGITTO”, opera che nasce dal ritrovamento, nel cassetto di un comodino abbandonato, di immagini che documentano un magazzino egiziano. Le fotografie sono rielaborate in collage grotteschi popolati da divinità esibizioniste.
La scultura ARCHETIPO è una fusione prodotta dall’artista di una lega di 4 metalli: zinco, stagno, piombo e bismuto, materiali alchemici estratti da oggetti di scarto. Ispirata dal sogno entrato nell’immaginario dell’artista, di un pesce spada che emerge dall’acqua mostrando una duplice preda che non potrà inghiottire, due pesci più piccoli che tiene prigionieri nella bocca, senza riuscire a inghiottirli.
BIOGRAFIA
Nato nel 1977, è cresciuto a Proserpio, un paese in mezzo ai boschi sulle Prealpi lombarde.
Dopo aver frequentato il corso di scultura all’Accademia di belle arti di Brera, ha accumulato esperienze in diversi settori che hanno influenzato il suo percorso artistico mutandolo in interesse per un’arte multimediale, analitica, introspettiva e materica. Il campo di indagine preferito è l’orizzonte di un presunto meccanismo di regolazione degli eventi di natura insondabile, dalla logica scientifica, ma per umana natura, regolata da una supposta e concatenata sincronia. Vive e lavora a Milano.
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